Le convertibili contribuiscono alla diversificazione del portafoglio migliorando il rapporto fra rischio e rendimento. Questo dipende dal fatto che reagiscono agli eventi di mercato in modo diverso rispetto alle obbligazioni tradizionali (equivalenti a un prestito, generalmente contratto da un governo o da un’impresa, che solitamente prevede il pagamento di un tasso d'interesse fisso per un periodo di tempo determinato, alla fine del quale l'importo iniziale del prestito viene rimborsato), ma anche alle azioni (quota di proprietà di una società).
Ad esempio, nel lungo periodo, le convertibili tipicamente generano rendimenti analoghi a quelli delle azioni, ma con un rischio minore. Pertanto la detenzione di convertibili aiuta a ripartire il rischio complessivo all'interno di un portafoglio di investimento.
Le obbligazioni convertibili di solito sono meno volatili delle azioni (quando un particolare titolo azionario, mercato o settore mostra oscillazioni frequenti di valore al rialzo o al ribasso, viene considerato volatile). Se i prezzi azionari aumentano, il titolare della convertibile ne trae vantaggio, e se i prezzi scendono, avrà comunque una protezione al ribasso.
Nella maggior parte dei casi, le convertibili presentano anche un vantaggio in termini di rendimento (redditività di un investimento nell'arco di un determinato periodo, normalmente 12 mesi, rispetto al prezzo corrente dell'asset). Ciò vuol dire che offrono un flusso di reddito fisso tendenzialmente superiore al tasso di rendimento percepito dal titolare di azioni ordinarie.
Infine, le convertibili godono di un livello gerarchico superiore rispetto alle azioni ordinari, nella struttura di capitale delle società. In altre parole, i detentori possono accampare diritti sui beni della società emittente e ricevono un valore di rimborso maggiore in caso di fallimento o liquidazione.